FOTOGRAFIA DIGITALE DI COMETE
di Rolando LIGUSTRI
Circolo Astrofili di Talmassons
Sono trascorsi ormai alcuni anni da quando i sistemi di fotografia tradizionale nello studio delle comete sono stati sostituiti dai più moderni dispositivi di ripresa digitale, ccd e ultimamente c-mos delle digicam. Questo ha permesso un grande balzo in avanti per gli appassionati, che finalmente hanno potuto utilizzare dei sistemi che prima erano appannaggio esclusivo dei professionisti, potendo produrre immagini molto più profonde di quelle tradizionali e, soprattutto, potendo incominciare a fare seriamente dell'astrometria e fotometria cometaria, con un fortissimo aumento delle osservazioni di comete. Prima le stime erano solo visuali, mentre con i ccd si potevano avere anche misure con più filtri aiutando ulteriormente le ricerche professionali.
All'inizio i ccd erano pochi e quei pochi disponibili per gli astrofili avevano chip piccolissimi: si andava dal "diffuso" PC_Lynxx da 3.3x2.4mm al "grosso" Cookbook TC245 che montava un sensore Texas da 6.4x4.7mm. Il costo di queste prime camere era elevatissimo, tanto che all'inizio solo poche associazioni ne avevano una; ma i primi lavori che si riuscivano a fare erano così notevoli che furono subito presi in seria considerazione dagli astronomi professionisti. Infatti lo scrivente partecipò ad una riunione, nel "lontano" 1996 a Padova, nella quale si riunirono diversi astrofili italiani e due astronomi professionisti, Marco Fulle e Gabriele Cremonese: si decise insieme quale doveva essere il piano osservativo con i ccd per il passaggio della Hale Bopp.
Immagine della Hale Bopp del 20 agosto 1996 fatta con un 12" e ccd DTA Seti245; sono evidenti i numerosi getti che escono dal falso nucleo |
Fu un incontro molto importante perchè per la prima volta in Italia dei professionisti cercavano l'aiuto degli astrofili per seguire una cometa; questo era dovuto anche al fatto che con i ccd, la ripresa di immagini con i filtri era alla portata di molti, ma anche alla grande disponibilità di tempo che gli astrofili hanno rispetto alle strutture professionali. Sembra assurdo, ma anche adesso i professionisti hanno i telescopi impegnati sempre più in grandi ricerche cosmologiche e hanno poco tempo da dedicare ad altre ricerche. Soprattutto, dovendo prenotare con largo anticipo gli strumenti, non hanno la possibilità di essere flessibili e se si verifica un evento interessante su di una cometa, non hanno la possibilità di seguirlo, mentre gli astrofili sì, da qui la nostra grande "forza". Quel primo lavoro produsse dei risultati importanti: a parte le misure fotometriche della cometa, anche con filtri strettissimi con bande di pochi nanometri, gli astrofili poterono evidenziare getti e shell nel falso nucleo di questa ed emissioni di polveri o gas, cosa mai riuscita prima a livello amatoriale.
Immagine della Hale Bopp del marzo 1997 fatta con un teleobiettivo 135mm e ccd DTA Seti 245. Sono stati usati filtri a 647 e 625 nanometri per evidenziare l'emissione di gas o polveri |
Da allora il contributo degli appassionati è aumentato sempre più, di pari passo con l'aumento e la diffusione di ccd sempre più performanti, ma soprattutto meno cari, dunque alla portata di un numero sempre più vasto di appassionati. tale contributo può andare dalla misurazione fotometrica, alla ricerca di strutture interne quali shell o getti ed infine anche, utilizzando le immagini a largo campo, alla ricerca di disconnessioni e strutture della coda. Molte immagini le potete vedere nel sito dell'UAI ( http://comete.uai.it/ ) dove però per problemi di spazio sono riportate solo quelle degli ultimi anni.
Immagine della cometa C2002V1 (Linear) del 29 gennaio 2003. In questo mosaico di molte immagini si riescono a vedere diverse strutture della coda. |
Quest'anno noi astrofili abbiamo raggiunto un altro importante traguardo. L' ESA aveva previsto di lanciare la sonda "Rosetta" verso la cometa 46P (Wirtanen) quando, per un problema con i lanciatori Arianne, aveva dovuto rivedere il tutto. Si erano impegnati ad accumulare quante più informazioni possibili su questa cometa, ma non avevano nessun dato sulla nuova cometa scelta per la missione, la 67P ( Churyumov-Gerasimenko). Qui è venuto fuori l'aiuto dato da noi astrofili ai professionisti. Infatti diversi astronomi si accorsero che numerosi appassionatii, molti italiani, seguivano questa cometa dall'agosto 2002, potendo così fornire informazioni utili sulla sua attività, informazioni importantissime da conoscere prima di inviare una sonda dal costo di centinaia di milioni di euro! Così hanno richiesto tutte le informazioni e i dati disponibilii e, dopo averli raccolti, nell'ottobre di quest'anno a Capri hanno discusso su queste importanti informazioni che per la prima volta venivano anche da astronomi non professionisti! Un ulteriore successo fu la fotografia, quasi in contemporanea, che riuscì a fare io con il telescopio del Circolo Astrofili di Talmassons, questa primavera, quando con un certo numero di pose non filtrate riuscii a fotografare e riprendere (e quindi confermare) una struttura della cometa fotografata pochi giorni prima dal telescopio TNG italiano! Questo deve fare pensare e aiutare a comprendere come il contributo che noi astrofili possiamo dare alla ricerca ufficiale sia notevole.
Immagine ed elaborazione della cometa 67P del 25 febbraio 2003 dove si è potuto confermare l'esistenza di una "neck line" precedentemente osservata dal TNG italiano. |
Adesso come Gruppo Osservatori Comete (GOC) italiano abbiamo incominciato, da circa un anno, un nuovo progetto con la collaborazione di astronomi professionisti e che serve a "pesare" la produzione di polveri delle comete. Questo progetto si chiama "CARA" ( http://cara.UAI.it ) e conta di coinvolgere gli astrofili per riprendere le comete di maggiore interesse, possibilmente con filtri I o R, in modo che con l'utilizzo un semplice programma informatico si possa calcolare l'emissione di polveri di una cometa, dato importantissimo per capire la morfologia delle stesse.
Si intende che nelle riprese fatte sulle comete devono valere ancora di più i semplici dettami della ripresa digitale : stabilizzazione in temperatura del sensore, buona messa a fuoco, sottrazione del dark e divisione per il flat. Insomma, tutto quello che si fa normalmente nelle riprese digitali, lo si deve fare anche qui, con l'accortezza di non accontentarsi di una singola immagine, ma di produrne sempre un numero superiore per poterne, poi, fare la media così da ridurre i possibili errori dovuti alla strumentazione ed al sito di osservazione; ecco, una ancora incolmabile differenza tra noi ed i professionisti è che loro hanno sistemi di ripresa superiori a quelli disponibili a livello dilettantistico (per quanto con i nuovi sensori retro-illuminati anche qui abbiamo fatto un enorme passo in avanti), ma soprattutto loro possono lavorare da siti in cui riprendere una foto di una cometa alta pochi gradi sull'orizzonte a est ed utilizzare una stella di confronto per le misure posta a 120 gradi ad ovest è possibile.
Vi indico alcune pagine web dove potete avere tutte le informazioni che possono servire per incominciare a tarare, usare e fare fotometria di comete : http://comete.uai.it/fotometria/pagex.htm , http://comete.uai.it/fotometria/index.html , http://comete.uai.it/fotometria/calibrazione_fotometrica.htm , http://comete.uai.it/fotometria/calibrazione_fotometrica2.htm , http://comete.uai.it/fotometria/L_S.html .
Ho voluto descrivere brevemente in questo intervento quella che è stata l'evoluzione del contributo delle osservazioni ccd degli astrofili nello studio delle comete ed il loro sempre più importante aiuto alla ricerca ufficiale. E siamo solo agli inizi!