I contributi astronomici dell’altra metà del cielo

Ovvero un viaggio a ritroso nel passato per incontrare alcune ricercatrici che dall’antichità al XVIII secolo apportarono contributi alle rivoluzioni astronomiche.

di Gabriella Bernardi


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Le prime donne che si dedicarono alla disciplina astronomica furono essenzialmente delle osservatrici, si occuparono della catalogazione degli astri e redassero tavole astronomiche. La maggior parte delle astronome che sono riuscite ad affermarsi erano spesso affiancate da una figura maschile molto importante: un marito, un tutore, un fratello, un padre che ha fornito loro l’istruzione negata dalle istituzioni  e venivano considerate come assistenti di chi ufficialmente aveva un incarico astronomico. Purtroppo nei libri di storia i loro nomi non vengono menzionati anche se hanno contribuito più di quanto non si creda, infatti, i loro apporti non furono per nulla trascurabili. Per vari motivi questi vennero spesso inglobati nei lavori effettuati dai mariti o dai padri o dai fratelli per cui ora risulta difficile scindere il reale aiuto. Uno fra i nomi più conosciuti del passato è sicuramente quello di Carolina Herschel vissuta nel XVIII secolo, sorella di William lo scopritore del pianeta Urano, ma compiendo un viaggio a ritroso nel tempo le prime astronome di cui si ha notizia riguardano En Heduanna vissuta intorno il 2350 a.C. a Babilonia, figlia di Sargon di Akkad fondatore di una dinastia babilonese di circa 4000 anni fa. Venne nominata alta sacerdotessa della dea della luna della città, una carica molto prestigiosa. I sacerdoti e le sacerdotesse assiro-babilonesi nei loro templi sacri dirigevano ogni attività essenziale come i commerci, l’agricoltura e le arti ed avevano creato una rete di osservatori per esaminare i movimenti delle stelle, infatti, il calendario che hanno creato è ancora usato per fissare la data di certi eventi religiosi come la Pasqua cristiana e la Pasqua ebraica. En Heduanna, in realtà, è l’ultima di una lunga lista di donne che hanno studiato le stelle ed i cicli della Luna, ma degli altri nomi ormai non vi è traccia.

Aganice visse intorno il 1900 a.C. in terra egiziana; era figlia del sovrano Sesostri I e si occupò dello studio gli astri in funzione delle predizioni che erano in uso all’epoca.
In Grecia troviamo Aglaonice o Aglaonike di Tessalia vissuta secondo alcuni al V sec. a. C., secondo altri a circa il 200 a. C. Figlia di Egetore o Egemone alcuni la considerano come la prima donna  astronomo; divenne famosa per essere un’abile osservatrice, ma soprattutto celebre per la corretta previsione di eclissi di Sole e di Luna, essendo in grado di stabilire con esattezza i tempi e i luoghi delle eclissi lunari. Pare che fosse anche a conoscenza del ciclo lunare di oltre 18 anni, denominato Saros, scoperto dagli antichi astronomi babilonesi.  Le sue eccezionali capacità di predizione furono attribuite all’arte magica, piuttosto che a competenze scientifiche. Il fatto di essere donna, rendeva tutto ciò ancora più incredibile e straordinario, pertanto il popolo la considerava come una strega che potesse esercitare un potere sugli altri attraverso il timore suscitato dall’apparente controllo dei fenomeni naturali. Alcune fonti si riferiscono, infatti, a lei come ad una maga che poteva far scomparire la luna a suo piacimento, secondo l’interpretazione magica e popolare delle eclissi  lunari. In effetti, a causa delle superstizioni del tempo, tutti coloro che avevano familiarità con fenomeni astronomici, come i periodi del plenilunio e i cicli delle eclissi, erano considerati dal popolo capaci di far scomparire la luna.

Ipazia d'AlessandriaSegue un faro dell’antichità: Ipazia di Alessandria d’Egitto vissuta tra il 375 e il 415 d.C. ed operante presso la leggendaria Biblioteca di Alessandria, istituzione che oltre a contenere i libri dell’antichità era affiancata dal Museo ovvero da quella che noi potremmo definire Accademia a livello universitario. Figlia del matematico Teone, di rara bellezza, intelligenza ed eloquenza studiò ad Atene ed a Roma, alla morte del padre gli successe nella direzione del Museo di Alessandria d’Egitto. Di lei gli storici scrissero: “introdusse molti alle scienze matematiche” e “ divenne molto migliore del maestro soprattutto nell’arte dell’osservazione degli astri”. Il suo sapere spaziava dalla filosofia alla matematica, dall’osservazione degli astri alla compilazione dei Commentari ovvero degli aggiornamenti delle opere degli antichi. L’opera monumentale di Claudio Tolomeo: l’Almagesto, venne commentato in collaborazione con il padre che nella prefazione scrisse: “Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”.
Ipazia scrisse opere autografe che sono scomparse: un commentario a Diofanto (il padre dell’algebra) di 13 volumi, il Canone astronomico (una raccolta di tavole sui corpi celesti), ed un commentario alla Coniche di Apollonio (trattato di geometria) di 8 volumi. I suoi studi non erano solo teorici, si occupò anche di meccanica e di tecnologia applicata, in particolare  le vengono attribuite due invenzioni: un areometro e un astrolabio piatto. L’astrolabio perfezionato e progettato da Ipazia era formato da due dischi metallici forati, ruotanti uno sopra l’altro mediante un perno rimuovibile: veniva utilizzato per calcolare il tempo, per definire la posizione del Sole, delle stelle e dei pianeti; pare che mediante questo strumento essa risolse alcuni problemi di astronomia sferica. E’ triste constatare che di una scienziata tanto rinomata al suo tempo, per vari motivi, non rimangono altro che i titoli di alcune sue opere. Tuttavia questi titoli sono indizi che delineano una traiettoria teorica, e le fonti tramandano che Ipazia scrisse un’opera astronomica originale; ella aveva portato a termine delle osservazioni e delle verifiche che non erano semplicemente collocabili al margine del Sistema matematico di Tolomeo già commentato, ma erano tali da richiedere una trattazione autonoma. Morì tragicamente in seguito ad una oscura e cruenta aggressione, in cui non è dato da escludere l’avversità dei Cristiani e del patriarca Cirillo di Alessandria, nei suoi confronti. Con la sua morte la scuola di Alessandria si disperde ed il sapere passerà in mano ad istituzioni ecclesiastiche. 

Nei monasteri ed in ambito religioso vi furono badesse eminenti, la più celebre è Idelgarda di Bingen, nota per essere stata una religiosa che si occupò di scienze. Nata in Sassonia e decima figlia di una famiglia aristocratica venne rinchiusa giovanissima in convento dove ebbe l’opportunità di studiare e di lavorare, scrisse vari trattati che si occupavano di medicina come di cosmologia. Soprannominata la Sibilla del Reno per le sue profezie, s’impegnò in campo politico e culturale. Prima compositrice di musica sacra, pittrice, scrisse un’opera riguardante la cosmologia che è inclusa nel Liber Scivias e nel Liber divinorum operum simplicis hominis due delle opere in cui trascrisse le sue visioni. Il suo concetto di struttura del cosmo: una Terra a forma di sfera, circondata da involucri concentrici che trasportavano i corpi celesti, era influenzato dalla tradizione pitagorica. Tutte le sue opere erano illustrate da miniature esplicative assai dettagliate nelle quali Ildegarda si raffigurava in un angolo nell’atto di osservare le “sue visioni”.

Sophie BraheLasciando l’epoca mediovale una personalità importante da citare è Sophie Brahe che rappresenta il modello delle scienziate al femminile che, nonostante le avversità e i pregiudizi nei loro confronti, operarono più o meno silenziosamente, ma con grande dedizione apportando contributi in un’epoca dove nel campo dell’astronomia vennero sviluppate nuove concezioni rivoluzionarie. Il polacco Nikolaj Kopernik detto Copernico (1473-1543) ribaltò le teorie geocentriche-tolemaiche affermando che il Sole è al centro dell’Universo. Galileo Galilei (1564-1642) fisico ed astronomo nonché ideatore del moderno metodo scientifico appoggiò questo nuovo sistema eliocentrico, ma venne costretto dall’Inquisizione ad abiurarlo. Migliorò il cannocchiale per le sue osservazioni, nuovo strumento elaborato da artigiani ottici olandesi. Johannes Kepler (1571-1630) sviluppò ulteriormente il modello eliocentrico e basandosi sulle ricerche dei fratelli Tycho e Sophie Brahe poté calcolare le orbite ellittiche dei pianeti. Sulla vita di Tycho è stato scritto parecchio, su quella della sorella un po’ meno; nacque in Danimarca in una famiglia della piccola nobiltà, studiò da sola dai libri del fratello maggiore ed insieme calcolarono l’eclissi lunare dell’8 dicembre 1573. Il re di Danimarca, Federico II donò a Tycho l’isola di Heveen vicino a Copenaghen sulla quale venne eretto il famoso castello-osservatorio di Uraniborg. La moglie del sovrano Sophia, regina di Danimarca e di Norvegia, fu una mecenate dei fratelli Brahe, alla morte del consorte si ritirò dalla vita pubblica per dedicarsi all’astronomia ed alle scienze naturali. L’importanza del lavoro dei fratelli Brahe è che furono i primi astronomi europei ad effettuare osservazioni regolari ed a lungo termine sulla posizione delle stelle fisse e dei pianeti tramite sestanti, quadranti, sfere armillari e strumenti di osservazione da loro ideati, dato che il telescopio non era stato ancora inventato. Sulla base delle loro osservazioni redassero un catalogo di oltre 1000 stelle fisse con una precisione inimmaginabile per l’epoca.
Nel 1572 ci fu un evento astronomico che attrasse l’attenzione di Tycho: si trattava di una “nova” ovvero una stella che aumenta la propria luminosità in modo violento, questo evento non s’inseriva nel modello planetario tolemaico ed i fratelli ipotizzarono un modello di universo in parte geocentrico ed in parte eliocentrico, in cui soltanto il Sole e la Luna ruotavano attorno alla Terra e gli altri pianeti ruotavano attorno al Sole. Questo sistema prese il nome di Ticonico, ma la loro fama crebbe quando identificarono una cometa nel 1577. All’età di 20 anni Sophie si sposò, le nacque un figlio, occupazioni che non la distolsero dal suo lavoro presso l’osservatorio, quando morì il marito nel 1588 divenne anche amministratrice dei terreni e si diede allo studio dell’alchimia e della medicina. Nel 1597 Tycho si trasferì a Praga come astronomo dell’imperatore Rodolfo II, alla sua corte conobbe Giovanni Keplero il quale sulla base delle osservazioni effettuate dai fratelli Brahe formulò per primo l’ipotesi dell’ellitticità delle orbite dei pianeti. Mai come in questo caso il loro incontro fu fruttuoso e successivamente Isaac Newton confermò le teorie di Keplero mediante la formulazione della legge della gravitazione universale nell’opera Philosophiae naturalis principia mathematica.
Tornando a Sophie, essa continuò le sue ricerche anche quando il fratello si trasferì a Praga e visse in questa città fino alla sua morte avvenuta nel 1601. Il contributo apportato dalla sorella all’astronomia non venne mai riconosciuto autonomamente ed oggi non è più possibile ricostruire la sua partecipazione al lavoro del fratello poiché non esistono documenti specifici sulla sua vita e sulla sua opera. Nonostante l’insufficienza di documentazione il filosofo e fisico Pierre Gassendi scrive nella biografia di Tycho Brahe che la sorella era dotata di eccezionali conoscenze in matematica ed astronomia.
A partire dall'inizio del XVII secolo furono sempre di più le donne che trovarono modo di partecipare alla grandiosa avventura dell'esplorazione del cielo e questo inizialmente avvenne in osservatori privati, come aveva già fatto Sophie Brahe.

Urania PropiziaLa polacca Maria Cunitz (1610-1664) fu da alcuni definita la seconda Ipazia, in quanto donna molto erudita (parlava sei lingue, poetessa, pittrice, musicista con conoscenze matematiche, mediche, storiche e soprattutto astronomiche). Si sposò a vent’anni con un medico ed astronomo dilettante molto più vecchio di lei che la incoraggiò nei suoi studi astronomici. Nonostante gli scarsi mezzi finanziari che non le permettevano di utilizzare strumenti di osservazione adeguati elaborò le posizioni dei pianeti soltanto attraverso calcoli manuali e corresse diversi errori di Keplero trovati nelle tabelle delle sue tavole le Tabulae Rudolphinae e semplificò la sua opera. Nonostante la guerra dei Trentanni riuscì a proseguire nei suoi studi ed a pubblicare i suoi risultati nel 1650 nell’opera Urania Propizia stampato in latino e tedesco, contiene oltre alle tabelle semplificate di Keplero, considerazioni generali sull’astronomia e sulle sue basi teoriche. E’ curioso notare che nella prefazione l’autrice rassicuri i lettori sulla propria competenza in materia, dato che nell’edizione successiva il marito confermerà come la moglie fosse l’unica autrice dell’opera. La sua fama di scienziata sopravvisse alla sua morte avvenuta a soli 54 anni, anche se le venne rimproverato di trascurare i doveri domestici, dato che di giorno dormiva per recuperare il sonno notturno a causa delle osservazioni.

sestanteAltra astronoma polacca è Elisabetha Koopman-Hevelius (1647-1693)  fin da piccola si dilettava di astronomia e a soli sedici anni divenne la seconda moglie di un ricco commerciante di Danzica di 36 anni più vecchio che fortunatamente condivideva la sua stessa passione. Il loro osservatorio privato venne fatto costruire sui tre tetti di case confinanti ed essa ne divenne responsabile facendo anche da assistente ai numerosi astronomi che lo visitavano. Anche loro cercarono di migliorare le tabelle delle orbite planetarie di Keplero e di compilare un catalogo stellare, ma un incendio distrusse l’osservatorio e i loro dati astronomici. Elisabetha dopo la morte del marito proseguì da sola l’avventura pubblicando i risultati delle sue osservazioni. Solo due opere ci sono giunte con la sua firma: il Firmamentum sobieskanum e Prodromus astronomiae il più vasto catalogo astrale a tutt'oggi esistente ottenuto senza l’ausilio del telescopio, che conteneva la posizione esatta di quasi 2000 stelle.

La duchessa Margaret Cavendish (1623-1673) scrisse quindici opere scientifiche e nel suo salotto fondò il Circolo Newcastle ovvero una società di discussione scientifica della quale fece parte tra i filosofi di fama Renè Descartes conosciuto come Cartesio, ma a quei tempi le fu impedito di assistere alle sessioni dei lavori della Royal Society.
Fu questo un esempio di un fenomeno abbastanza diffuso all’epoca, in cui circoli aristocratici gestiti da nobili donne furono importanti centri di sviluppo e diffusione delle nuove teorie scientifiche. Inoltre in essi si sviluppò l’idea delle Società scientifiche e delle Accademie, che tuttavia rimasero a frequentazione esclusivamente maschile.
Margaret CavendishCon la diffusione del telescopio i trattati di astronomia erano affiancati da appendici con delle illustrazioni, una delle prime fu Maria Clara Eimmart (1676-1707) di Norimberga che imparò il mestiere dal padre, pittore di successo, incisore ed astronomo dilettante. Divenne disegnatrice minuziosa di tavole astronomiche, in particolare di comete, macchie solari, eclissi e montagne lunari che furono frutto di accurate osservazioni e che divennero ben presto strumenti di vitale importanza per la comunità scientifica che non aveva ancora a disposizione la fotografia.

Maria Winkelmann (1670-1720) nacque a Panitsch, vicino Lipsia; da giovane si interessò di astronomia e continuò anche quando si sposò con l'astronomo Gottfried Kirch. Assieme fondarono l’osservatorio di Berlino e per anni fece il turno con suo marito scrutando il cielo con il telescopio, e dedicandosi all’elaborazione dei calcoli per le effemeridi.  Come spesso accadeva, tutte le cose che scoprì furono incluse nei lavori del marito, per esempio, nel 1702 scoprì una cometa che venne pubblicata sotto il nome del consorte e solo dopo alcuni anni le venne ufficialmente attribuita. Pubblicò vari trattati che riguardavano la congiunzione Venere-Saturno del 1712, uno studio sulla congiunzione Sole-Venere-Saturno del 1714 e sull’osservazione dell’aurora boreale. Alla morte del marito continuò le sue osservazioni, ma inizialmente le venne negato il compito della compilazione del calendario perché, anche se il lavoro era sempre stato effettivamente svolto da lei, l’Accademia delle Scienze aveva ufficialmente conferito l’incarico al marito. Per non creare un precedente riguardo la presenza di donne presso un istituto pubblico, l’Accademia respinse la sua richiesta di ammissione nonostante fosse appoggiata dal fisico-filosofo Gottfried Leibniz, per la cronaca l’uomo che venne incaricato si rilevò un incompetente. In seguito fu ammessa come astronoma  all’osservatorio del barone Krosigk dove lavorò in qualità di maestro. Istruì sua figlia Christine ed il figlio Christfried a farle da assistenti, pubblicò effemeridi e continuò la sua opera di calcolo dei calendari per conto della città di Breslavia, Norimberga, Dresda oltre che dell’Ungheria fino alla sua morte. Ricevette anche la proposta di diventare astronoma alla corte di Pietro il Grande, ma declinò l’offerta perché il figlio era diventato direttore dell’osservatorio di Berlino ed era richiesta implicitamente la sua presenza come assistente ed aiutante invisibile alla presenza di ospiti nell’osservatorio. Venne allontanata dall’osservatorio perché si rifiutava di rimanere nell’ombra. Anche sua figlia Christine Kirch assistette a lungo il fratello nelle osservazioni e nei calcoli astronomici e per molti anni le venne affidato il calcolo dei calendario per conto della Slesia.

M.me du ChateletSpostandoci in Francia la marchesa Gabrielle-Emilie du Châtelet (1706-1749) ricevette un’ottima istruzione e perseguì con tenacia l’obiettivo di realizzarsi come scienziata, le va il merito di aver determinato in Francia  il passaggio dalla scienza cartesiana alla fisica di Newton tramite la sua attività divulgativa. Si disse che fu amante oltre che collaboratrice di Voltaire che trovò rifugio nel suo castello quando fu costretto all’esilio per motivi politici. Nel 1745 iniziò la traduzione ed il commento, con la consulenza scientifica del matematico Clairaut alla Philosophiae naturalis principia matematica di Newton pubblicato nel 1687, libro dove vengono esposte le leggi del moto e della gravità, lavorandoci senza risparmio di energie proprio quando all’età di 42 anni rimase incinta del suo ultimo amante. Il suo presentimento era quello di non poter portare a termine il lavoro, e per questo vi si dedicò giorno e notte per poterci riuscire prima del parto; morì pochi giorni dopo per febbre puerperale. Clairaut pubblicò il libro dieci anni dopo la sua morte e questa traduzione fu l’unica realizza in lingua francese e contribuì in modo decisivo alla diffusione della filosofia newtoniana in Francia, nonostante questo venne dimenticata ed il libro venne attribuito a Clairaut.

Un’altra connazionale, M.me Nicole-Reine Étable de la Brière (1723-1788) divenne moglie dell’orologiaio reale J.A. Lepaute e collaborò con lui e successivamente con Clairaut  e Lalande per la corretta predizione, basata su lunghi e difficili calcoli astronomici, della riapparizione della cometa di Halley del 1758, ovvero un’accurata riconferma di quanto aveva previsto E. Halley all’inizio del secolo. Utilizzando le leggi di Newton divenne una delle migliori calcolatrici astronomiche, ma Clairaut (lo stesso che collaborò con la marchesa du Châtelet), prima le attribuì i meriti dell’impresa ed in un secondo tempo negò il contributo della scienziata attribuendosi in esclusiva i calcoli; in realtà alcuni attribuiscono questo comportamento ad un’imposizione della moglie dello scienziato che era gelosa della giovane collaboratrice. In seguito Nicole calcolò la durata e le dimensioni di un eclisse solare anulare che si sarebbe verificata nel 1764 in Europa, pubblicandone una mappa dello svolgimento ad intervalli di un quarto d’ora, l’unica pubblicazione che apparve con il suo nome dal titolo: Explication de la carte qui représente le passage de l’ombre de la lune au travers de l’Europe dans l’eclipse du soleil centrale et annulaire di 1 Avril 1764 prensenté au Roi, le 12 août 1762, par M.me Lepaute. L’Accademia delle Scienze di Parigi le affidò in collaborazione con J.J.Lalande il compito di redigere l’annuale pubblicazione Connaissance des Temps il calendario annuale per gli astronomi e navigatori. Nel 1774 si occupò di effemeridi calcolando la posizione dei pianeti, del Sole e della Luna in ogni giorno dell’anno fino al 1792; queste vennero raccolte nel VII ed VIII volume di Effemeridi dell’Accademia.

Marie-Jeanne Amélie Harlay (1768-1832) fu una nipote acquisita del già citato Lalande, che fu direttore dell’Osservatorio Astronomico di Parigi fino al 1768. Anche lei si dedicò all’astronomia, insegnandola a Parigi; alcuni suoi lavori apparvero nell’Abrégé de Navigation di Lalande. Le sue tavole per determinare l’ora in mare sulla base della posizione del Sole e delle stelle vennero pubblicate nel 1791, mentre nel 1799 pubblicò un catalogo di 10.000 stelle.

Carolina HerschelUna delle astronome più conosciute è sicuramente Carolina Lucrezia Herschel la cui vita pubblica e privata è abbastanza ben documentata grazie anche ai suoi diari che era solita tenere. La vita di Caroline Lucretia Herschel potrebbe essere paragonata a quella di Cenerentola, il suo destino era stato segnato, non poteva diventare altro che una sguattera a servizio della propria famiglia, ma non per volere della matrigna come racconta la favola, ma bensì della stessa madre che trovava inutile che venisse istruita come avrebbe voluto il padre. Carolina non era stata avvantaggiata dalla natura in fatto estetico, non era avvenente, ebbe a soffrire di una malattia che ne ritardò lo sviluppo corporeo segnandola per resto della vita con una bassa statura. Aggiungendo che era priva di dote questo significava un futuro da zitella, ma il suo principe azzurro virtuale arrivò quando si trasferì dal fratello William in Inghilterra per seguire la sua carriera da musicista. In questo modo venne liberata da una vita completamente votata alle incombenze domestiche e si dedicò anche lei alla musica diventando una promettente soprano. La passione di William verso l’astronomia però prese il sopravvento sulla musica tanto che si poté dedicare completamente a questa disciplina, grazie allo stipendio elargito dal sovrano.  In seguito trascinò anche la sorella in questa nuova avventura e anche la sua attività venne ufficialmente riconosciuta tramite l’assegnazione di uno stipendio.  La scoperta di ben otto comete da parte di Carolina stabiliva un record femminile che fu soltato superato nel 1980 da un’altra astronoma: Carolyn Shoemaker, ma non si occupò solo di comete, scoprì anche altri oggetti come ella stessa ci illustra: “…Conoscevo troppo poco del cielo reale per essere in grado di puntare ciascun oggetto in maniera tale da ritrovarlo nuovamente senza perdere troppo tempo a consultare l’atlante celeste. Tuttavia, tutti questi problemi vennero risolti quando seppi che mio fratello era non molto distante e stava osservando, con i suoi strumenti, stelle doppie pianeti ecc., e che avrei potuto disporre immediatamente del suo aiuto quando avessi trovato una nebulosa o un ammasso di stelle che volevo catalogare; ma alla fine del 1783 ne avevo scoperte solo quattordici quando le mie ricerche vennero interrotte perché avevo avuto l’incarico di trascrivere le osservazioni che mio fratello aveva fatto con il venti piedi…”.
Modesta di carattere e di natura ricevette numerose onorificenze, fra le quali spicca, assieme ad un’altra astronoma Mary Sommerville, quella di membro onorario della Royal Society nel 1835 e furono le prime donne a ricevere questo titolo. Tra le lettere che intercorrevano fra le due scienziate Caroline ricorda tutta la stima, l’affetto e la dedizione che dimostrò al fratello William, forse riconoscendo in lui l’unica persona che le avesse dato fiducia a sviluppare le sue qualità aiutandola a valorizzarle, e questo passo è molto significativo:Disegno originale di Maria Clara Eimmart “..L’ho aiutato a lucidare gli specchi e le lenti per il nostro nuovo telescopio. È il più grande mai esistito. Riesci ad immaginare l’emozione di puntarlo verso un nuovo angolo del cielo per vedere qualcosa mai vista prima dalla Terra? Effettivamente sono contenta che William sia occupato con la Royal Society e il suo gruppo, così appena finisco il mio lavoro, posso trascorrere tutta la  notte  a scrutare il cielo. Qualche volta, quando sono sola  nell’oscurità  e  l’universo rivela ancora un altro segreto, dico i nomi delle mie lontane, perdute sorelle, dimenticate nei libri che registrano la nostra  scienza - Aganice, Ipazia, Ildegarda di Bingen, Catherina  Hevelius,  Maria Agnesi - come se le stelle stesse potessero ricordarle. Sapevi che Ildegarda di Bingen propose un universo eliocentrico trecento anni prima che lo facesse Copernico? Che scrisse della gravitazione universale cinquecento anni prima di Newton? Ma chi l’avrebbe ascoltata? Era solo una monaca, una donna. Quale sarebbe la nostra era, se quella era oscura? Così il mio nome, anch’ esso sarà dimenticato, ma io non sono accusata di essere una strega, come Aganice, e i cristiani non minacciano di condurmi alla chiesa, di uccidermi, come fecero ad Ipazia di Alessandria, l’eloquente, giovane donna che ideò gli strumenti atti a misurare accuratamente la posizione e il movimento dei corpi celesti”.

Molto si potrebbe ancora dire su Mary Sommerville, (magari in occasione del prossimo convegno), preferisco terminare questa visione di un mondo ai più sconosciuto (fino a poco tempo fa anche a me stessa) con un’astronoma italiana Caterina Scalpellini nata a Foligno nel 1808 che studiò sotto la guida dello zio Feliciano Scalpellini, direttore della Specola del Campidoglio, dove rimase per tutta la vita. Si dedicò a numerose osservazioni di eclissi di Sole e di Luna, di Comete, di stelle cadenti, di maree, di terremoti, di meteorologia e di ozonometria. Istituì presso l’osservatorio del Campidoglio una stazione meteorologica ed ozonometria, e fondò a Roma una rivista dal titolo: Corrispondenza Scientifica in Roma per l’avanzamento delle Scienze. Tale bollettino universale aveva come appendice il Bullettino Nautico e Geografico di Roma di cui furono pubblicati solo due volumi, quelli del 1861 e del 1863. Nel 1854 scoprì una cometa e nel 1872 venne coniata una medaglia d’oro per onorare i suoi contributi nel campo statistico.

 

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